La salute della tiroide inmedicina integrata
Molti sanno che la tiroide è una delle ghiandole più importanti del nostro organismo: nota per il suo principale ruolo nel controllo del metabolismo (stimolo ad ingrassare o a dimagrire), è anche il principale controllore del nostro consumo cardiaco (frequenza cardiaca e consumo di ossigeno), della nostra attività cerebrale (lucidità mentale, capacità cognitive, emotività, consumo di energia e produzione di radicali liberi, anche a questo livello), dell’energia vitale, della funzionalità intestinale (stitichezza o regolarità), della salute degli annessi (unghie e capelli), della salute della cute (pastosità, ritenzione idrica per esempio), e dell’interazione con altre ghiandole nobili (es. fertilità).
Pochi sanno però, probabilmente, che non è solo la familiarità, e quindi il Dna con cui ciascuno di noi nasce, a stabilire se nel corso della vita la nostra tiroide tenderà a funzionare bene o male, ma anche la modalità del vivere quotidiano.
Abitudini alimentari, modalità individuali di emozionarsi, stress fisici e climatici, e stress metabolici, sono i principali fattori che regolano la salute della nostra tiroide.
A sottolineare l’importanza di questi, sussiste il fatto che anche gemelli omozigoti, dotati cioè dello stesso corredo genetico che abbiano una predisposizione a una malattia autoimmune tiroidea (la tiroidite di Hashimoto per esempio), svilupperanno o meno la malattia nel corso della loro vita, a seconda della gestione dei fattori sopra elencati.
La tiroide come “termostato dello stress”
La medicina funzionale ovvero quel ricco patrimonio di conoscenze scientifiche che studia il sottile limite tra salute e malattia, ci insegna che di fatto, la tiroide rappresenta un organo costantemente “ingaggiato” dal nostro organismo per rispondere alle esigenze (metaboliche, mentali, cardiache etc) dell’organismo stesso. In altre parole la definizione della tiroide vero e proprio ”termostato dello stress” trova la sua spiegazione nel fatto che se casualmente o per un motivo specifico andiamo ad analizzare la funzione tiroidea (con il dosaggio sul sangue di ormoni specifici come il TSH, il fT3 e l’fT4), è molto probabile assistere a una alterazione di uno dei valori non correlato per forza ad alcun disturbo clinico o sintomatologico.
Il significato “funzionale” di questa reattività tiroidea costante, accanto alla conoscenza di quali sono i noti e meno noti fattori “stressanti” la tiroide, ci aiuta a interpretare nel modo più corretto gli esami sierologici, distinguendo tra una fisiologica risposta di attivazione della tiroide (che non va soppressa o sostituita ma solo supportata) e una malattia vera e propria (che va supportata e, in caso, trattata con terapie anche farmacologiche ben specifiche).
I disturbi della tiroide
In termini più specifici, a seconda della parte del mondo in cui viviamo, i disturbi e le patologie della tiroide sono più o meno frequenti, e dipendono da fattori come: il clima, l’alimentazione, la presenza di iodio nell’ambiente, i carichi emotivi.
Per evitare confusioni, ricordo che la tiroide si può “ammalare” (disturbo “organico”) perchè colpita da anticorpi che il nostro corpo auto produce per una sorta di tilt immunitario, come nel caso delle tiroiditi croniche su base autoimmune associate a ipofunzionamento (tiroidite di Hahimoto) o iperfunzionamento (Morbo di Basedow ), o per un fatto infiammatorio virale acuto (tiroidite di De Quervain che deve essere gestita con modalità terapeutiche diverse dalla forma cronica). In questi casi la risposta immunologica la fa da padrona portando a un ipotiroidismo nel primo caso e un ipertiroidismo nel secondo caso.
Sia nella situazione soprariportata di “attacco specifico immunitario”, che nelle situazioni normali della vita che portano a un iniziale disfunzione della tiroide però, la lettura appropriata degli esami e la conoscenza degli strumenti terapeutici e nutrizionali per riportare l’equilibrio di funzione della tiroide, farà la differenza nel decorso della malattia o del semplice squilibrio, rispettivamente.
Il passaggio tra disequilibrio e malattia: gli esami della tiroide
La “semplice” reattività di risposta della tiroide corrisponde alla situazione laboratoristica e sintomatica definita “ipo (o iper) tiroidismo subclinico: quando cioè la funzione della tiroide è conservata (corrispondente al dosaggio degli ormoni effettivi fT3 e ft4 normali) ma la sua sofferenza è evidente (movimento del TSH).
Diversamente, l’avvenuto scompenso tiroideo (ancora solo su base funzionale di risposta, o organica ovvero autoanticorpi correlato) sarà contraddistinto da una alterazione del TSH, e degli ormoni specifici (entrambi o solo uno dei due), e da alterazioni del parenchima epatico riscontrabili, in prima battuta, con un esame ecografico.
La fisiologia della tiroide
In questo primo articolo voglio ricordare in cosa consiste sostanzialmente la fisiologia della tiroide.
Immaginate una cava: la produzione di pietre dipende dalla richiesta del cliente; l’ordine a produrre più o meno pietre dipende da una centralina che comunica con la cava attraverso un messaggero che farà più o meno giri a seconda che si voglia stimolare di più (per maggior richiesta da parte dei clienti o maggior pigrizia a lavorare da parte degli operai della cava) o di meno la produzione di pietre. Ecco: la tiroide è la cava, le pietre sono gli ormoni (fT3, fT4), la centralina è l’ipofisi (cervello), il messaggero di comunicazione è il TSH, il cliente è l’organismo: non basta il rilevamento di un TSH alto (o basso) e degli ormoni normali dell’IPO (o iper) TIROIDISMO SUBLICNICO (di semplice reazione adattativa della tiroide alle richieste dell’organismo) a comportare un intervento farmacologico.
L’intempestività di questa azione infatti sarebbe non solo inutile, ma assolutamente controproducente e dannosa, perché causa di interruzione completa di quel meraviglioso meccanismo di comunicazione tra cervello e tiroide di feedback positivo o negativo (prima descritto). E’ il caso per esempio dell’ utilizzo precoce degli ormoni sostitutivi tiroidei (levotiroxina per esempio) con conseguente tendenza paradossale a ingrassare o impossibilità a dimagrire: l’arrivo dall’esterno dell’ormone (pietra) che l’ipofisi (centralina) avverte come inutile (perché il dosaggio degli ormoni fT3 e 4 era normale, a fronte di un semplice rialzo del “messaggero” TSH) comporta un ordine di rallentamento della tiroide (minor produzione di pietre) con conseguente atrofia della tiroide stessa.
Dssa Monica Bossi
Medico Chirurgo Spec in Med. Interna,
Nutrizione biologica, Nutraceutica
Prof.ssa di Pnei e nutrizione integrata in Master di II livello di Medicina Integrata presso Univ Chieti e Univ. telematica San Raffaele, Roma
Docente in Medicina Antiaging e Preventiva presso IMeB
Direttrice scientifica di www.agemony.com